casa museo monti

casa museo di vincenzo monti

In questa casa di semplice eleganza, sita nel podere detto "Ortazzo", nacque nel 1754 il poeta alfonsinese Vincenzo Monti. Il padre Fedele Monti, agrimensore dei marchesi Calcagnini, aveva costruito personalmente questa abitazione, dove nacquero tutti i suoi undici figli, tra cui appunto Vincenzo.
La casa di Alfonsine, che il poeta ricorderà sempre come la casa dell'Ortazzo, venne dapprima abitata dallo zio del poeta, poi lasciata in eredità al fratello.
Nel 1822 venne la casa venne venduta da Giovanni Monti alla famiglia Bagnara di Alfonsine, nonostante il parere contrario di Costanza Monti, figlia amatissima del poeta, che nel 1830 tentò invano di ricomprarla, ricordando come il padre, nato fra quelle mura, quando capitava nelle vicinanze, ne varcasse la soglie con intensa commozione.
I nuovi proprietari la abitarono per oltre un secolo, affittandola a loro volta a umili famiglie di contadini, che inconsapevoli del valore dispersero gran parte delle memorie in essa contenute. Casa Monti venne miracolosamente salvata dalle distruzioni della seconda guerra mondiale, anche se subì ingenti danni e gran parte dei preziosi cimeli vennero dispersi. Nei giorni immediatamente successivi alla fine del conflitto la casa fu adibita a rifugio per numerose famiglie. Nel 1951 il Comune di Alfonsine la ricevette in eredità.
Questo Museo fa parte del sistema museale della provincia di Ravenna ed è stato aperto al pubblico nel maggio 1998 dopo un ultimo rigoroso restauro conservativo. Ospita al piano superiore il Museo Montiano , articolato in tre sale, dove sono esposte numerose editio princeps, alcune delle quali di notevole rarità, alcuni autografi, ed altri oggetti e cimeli che aiutano a ricostruire la vita del poeta, Principe del Neoclassicismo.

casa museo moretti

la casa museo di Marino Moretti

La casa natale di Marino Moretti (1885-1979), oggi casa museo, si trova sulla riva del porto canale di Cesenatico e possiede la tipica struttura, allungata sul giardinetto interno, che caratterizza le case dei marinai della costa adriatica.
L'interno, nell'assetto originario voluto dal padrone di casa, conserva con gli arredi e la suppellettile, la biblioteca e l'archivio dello scrittore, oggetto di ricerca e base per attività culturali che assolvono le finalità per cui egli intese donarlo al Comune col lascito testamentario del 1978.
Nella sua interezza e integrità la casa in cui nacque, visse e si spense lo scrittore, e con essa l'ambiente materiale e spirituale in cui egli si formò, ai margini della sua Cesenatico da cui la sua narrativa e la sua poesia trassero più volte ispirazione, rispecchia nella fisionomia complessiva dei materiali, nell'atmosfera degli ambienti, nelle testimonianze documentarie dei tanti sodalizi, come negli oggetti della quotidianità la matrice poetica crepuscolare che contraddistinse l'autore delle Poesie scritte col lapis e dei romanzi I puri di cuore e L'Andreana.
Aperta ufficialmente al pubblico nel 1989, la casa è ora sede di un centro di studi sulla letteratura moderna e contemporanea propiziati dalla presenza del prezioso archivio e della biblioteca dello scrittore. L'istituto promuove anche numerose attività culturali, oltre che di conservazione, tutela e valorizzazione del proprio patrimonio, come il Premio biennale per la critica e la filologia e la rivista "Archivi del Nuovo".

casa museo oriani

la casa museo di alfredo oriani

Il "Cardello" si trova sulle colline di Casola Valsenio ed è l'edificio risalente probabilmente al secolo XI in cui Alfredo Oriani trascorse gran parte della sua vita e scrisse tutte le opere.
Alfredo Oriani (1852-1909), nella sua poliedrica attività di saggista, romanziere, storico, drammaturgo, giornalista, fu osservatore acuto della società italiana e oggi è considerato come una delle figure più rappresentative del suo tempo, della crisi politica e culturale vissuta dal nostro Paese fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
L'assetto del Cardello, col quale il monumento si presenta oggi al visitatore, risale al «restauro» del 1926, che fu in realtà una ristrutturazione non proprio rispettosa dei valori architettonici originari. Resta comunque il fatto che, pur nel suo intreccio di romanico autentico e di finto antico, il Cardello costituisce un monumento di indubbio interesse, la cui austera suggestione è accentuata dalla stupenda cornice del parco.
L'interno del Cardello costituisce poi un raro esempio di abitazione signorile romagnola fra Otto e Novecento. Sotto questo profilo è un vero museo, il documento di un gusto e di un’epoca, particolarmente evocativo nell’intatto studiolo e nella camera da letto di Alfredo Oriani. Ciò che colpisce di più è la straordinaria coerenza fra struttura architettonica e arredamento. La severità dell’insieme conferisce una sostanziale unità di stile al complesso di armadi, madie, letti, suppellettile varia.
Acquisito dall'Ente (oggi Fondazione) Casa di Oriani nel 1982 grazie alla donazione della nuora di Alfredo Oriani, il Cardello è oggi sede di variegate attività culturali (convegni, mostre, concerti, visite guidate). La Fondazione, con sede a Ravenna ove gestisce l'importante biblioteca specializzata in storia contemporanea, promuove, tra l'altro, l'annale "I Quaderni del Cardello" in cui sono pubblicate ricerche originali sullo scrittore.

casa museo pascoli

la casa museo di giovanni pascoli

La casa natale di Giovanni Pascoli, monumento nazionale dal 1924 e proprietà dello Stato, è il luogo che ha profondamente segnato l'infanzia del poeta, il quale ha vissuto in questa casa fino ai sette anni di età, continuando a frequentarla anche nel periodo giovanile.
Il ricordo del periodo sereno trascorso a San Mauro è rievocato in molte poesie con grande nostalgia e affetto, soprattutto per il fortissimo legame con la famiglia e l’attaccamento alla propria terra d'origine.
Casa Pascoli ha subito notevoli danni durante la seconda guerra mondiale, ragione per cui è stata ristrutturata in modo da ripristinare la struttura originaria; c'è un'unica stanza però che è rimasta intatta e si presenta al visitatore così com'era durante l’infanzia del poeta, la cucina. Essa conserva l'antica travatura in legno del soffitto, il grande focolare domestico, l'acquaio in pietra ed è arricchita con utensili, mobili d'epoca e cimeli di famiglia.
L'altra sala al piano terra viene utilizzata come saletta espositiva; ogni anno il Museo Casa Pascoli promuove, qui e nella saletta al primo piano, mostre documentarie e fotografiche di interesse pascoliano e di storia locale.
Al primo piano si trovano invece la camera in cui nacque Giovanni Pascoli, con l'antica culla in legno e il mobilio dello studio di Bologna, quando il poeta insegnava letteratura italiana all’Università.
Il Museo Casa Pascoli promuove ogni anno laboratori didattici per le scuole, visite guidate ai luoghi pascoliani, mostre, letture di poesia. Oltre alla conservazione di un ricchissimo archivio di volumi, carteggi e documenti pascoliani, il Museo cura anche la pubblicazione di cataloghi che raccolgono ricerche inedite di interesse pascoliano e di storia locale.

casa museo saffi

la casa museo di aurelio saffi

Lo stabile, originariamente convento dei Gesuiti (all'esterno della facciata sono ancora visibili tracce della loro cappella), venne acquistato dal Conte Tommaso Saffi, nonno di Aurelio, come residenza estiva nella seconda metà del sec. XVII
Inscindibile è il legame del luogo con la figura di Aurelio Saffi (1819 - 1890), prima Ministro degli Interni, poi Triumviro della Repubblica Romana, uno dei padri del movimento repubblicano. Saffi risiedette in questa villa dal 1867 al 1890, anno della morte.
Il suo ricordo e quello delle vicende storiche di cui fu protagonista o partecipe sono assai presenti negli arredi e nei materiali cartacei e decorativi qui conservati, senza dimenticare che, ancor prima, la villa fu sede di riunioni carbonare e, in quanto tale, indicata in linguaggio cifrato come Vendita dell'Amaranto. L'impegno umano, politico e culturale, di cui Aurelio Saffi e la moglie Giorgina Craufurd sono espressione, appare comunque caratteristico della famiglia tutta, dallo zio paterno, Pietro, al padre, Girolamo, alla madre, Maria "Mariuccia"- Romagnoli. Anche Giorgina, la cui presenza è tanto discreta, quanto forte, importante, incisiva per le vicende private e pubbliche del consorte, abitò la villa sino alla morte, avvenuta nel 1911.
Fra i discendenti ricordiamo il nipote Aurelio Enrico, Commissario per l'Accademia di S. Cecilia, fondatore e direttore con Vincenzo Cardarelli della rivista "La Ronda", amico del pittore Amerigo Bartoli, che spesso risiedette in villa e che qui ha lasciato ricordi significativi della sua presenza. Il fascino che scaturisce dal complesso è accresciuto dall'ampio, suggestivo parco. Nel luglio 1988 il Comune di Forlì acquisì in proprietà la villa dagli eredi Saffi, aprendola poi al pubblico nel novembre 2002, dopo un importante intervento manutentivo delle strutture architettoniche, dei mobili e delle suppellettili.

casa museo serra

la casa museo di renato serra

Il Museo di Renato Serra (1884–1915) si trova al primo piano della casa natale del critico letterario originario di Cesena e ospita la sede della Fondazione a lui dedicata nel 2005.
Il Museo è stato creato e finanziato dal Comune di Cesena su progetto artistico di Anna Maria Del Bianco e Stefano Lombardelli. Esso ospita, oltre ad alcuni scritti e cimeli di Serra, come la divisa militare che egli indossava al momento della morte sul fronte del Podgora, diverse opere di artisti cesenati e romagnoli tra i più significativi dell'Ottocento e del Novecento: Anselmo Gianfanti, Vittorio Matteo Corcos, Paolo Grilli, Fortunato Teodorani, Gino Barbieri, Augusto Casalboni, Caterina Baratelli, Giannetto Malmerendi, Leonardo Castellani. Il Museo è aperto al pubblico regolarmente su appuntamento e ospita nel corso dell'anno diverse manifestazioni culturali.
Renato Serra è autorevolmente considerato dalla critica italiana un paradigma della modernità. Casa Serra si pone come luogo della memoria, della poesia e dell’immaginazione, e intende rappresentare un percorso museale alla scoperta del volto moderno di Cesena e della Romagna.