casa panzini

la casa rossa di alfredo panzini

Questa casa, prima in affitto e poi acquistata, diventa per Panzini un luogo di rifugio ma anche un osservatorio privilegiato. Da qui egli segue le trasformazioni del mondo, da qui egli osserva, irridendoli, i nuovi riti della borghesia. Qui vengono scritte molte delle opere importanti, dal Diario di guerra al Padrone sono me! Qui lo vengono a trovare gli amici romagnoli, Marino Moretti, Antonio Baldini, Renato Serra. E questa casa, dopo anni di abbandono, dopo il rischio della distruzione, oggi ritorna al pubblico con i suoi colori originari, con i suoi muri e soffitti affrescati, con alcuni dei suoi mobili semplici ma pieni di grazia (la scrivania, la vetrina, il cassettone, l’armadio). Quello che riproponiamo al pubblico non è un monumento come gli altri ma un luogo di meditazione, un luogo del pensiero e della scrittura, una casa che va visitata per capire chi era Alfredo Panzini, quali misteri si nascondono ancora dietro le lenti dei suoi occhiali e al suo volto rubicondo un po’ da curato di campagna, un po’ da fattore astuto. Alfredo Panzini, un professore che conosceva bene i suoi contemporanei e sapeva come inchiodarli all’eternità con l’arma più innocente e terribile: la penna.